"...cosa rappresenta?"
il lettore mancato
sprovvisto di armi di difesa
lontano dalle Gallerie
solitario grato
mi offro
al popolo degli esecutori


... quelli che si avvicinano guardinghi, paurosi, di non essere all'altezza, di fare una figuraccia.
... quelli sospettosi che pensano subito alla fregatura: " ... ma ci pigliano per il culo ?"
... quelli che, distratti o con la nebbia negli occhi, decidono di far finta di non vedere, non vogliono essere scoperti mentre guardano la nudità.
... quelli che chiedono "a cosa serve ?"

Quando mi domandano "cosa rappresenta ?" mi avvilisco, cerco di non rispondere. Quasi sempre questa domanda è il segno che si cerca altro (un significato possibilmente noto) perché non si vede il corpo che è davanti ai nostri occhi; perché non si pensa che vi sia un senso nell'averlo fatto. Invece l'oggetto, il lavoro, l'opera che ho davanti è nuda, è lì che si offre.


Alcune possibili dichiarazioni di 'assenza':
- "cosa vuol dire (l'autore) ?": si pretende la dichiarazione della poetica, una razionalizzazione dell'opera. Così si trascura sia l'opera che il lavoro di formazione dell'opera.
- "cosa vuol dire (l'opera) ?": qui si cerca il solo significato evitando il significante dove è conservato il lavoro dell'autore.
- "cosa vorrebbe rappresentare ?": il condizionale indica la sfiducia che la figura sia efficace e si capisce che si va cercando solo qualcosa che si conosce già.
- "somiglia a...": timido tentativo di attribuire all'autore un risultato, un risultato comunque riconoscibile. In questo caso vien voglia di essere gentili. L'attenzione per una qualche forma di soma è sempre un approccio interessante.
- "che bei colori": la bontà del riconoscimento nasconde la totale assenza di percezione dell'opera. Qui la gentilezza della mia risposta dipende dall'umore.

Taccio su quelli che ti danno 'consigli' o ti spiegano come avresti dovuto fare.

Cosa può eseguire il lettore:
- constatare che la materia che ha davanti è stata modificata.
- constatare che la forma che ha davanti c'è.
- tentare un percorso possibile per immaginare come è stato formato quell'oggetto.
- tentare un percorso possibile per capire che è stato deciso quell'oggetto.
- ascoltare se dentro di sé succede qualcosa.
In realtà se non si ripercorre un qualsiasi processo inerente la forma non si ottiene nulla, si annaspa alla ricerca di esperienze già vissute: abitudini.
Ecco allora l'importanza della rottura, del diverso, del rovesciamento che, manifestando una forma che non c'è ancora, una de-forma, ne attesta l'esistenza.

Infine bisogna saper distinguere e decidere quando è l'artista che manca in un lavoro d'arte o che un lavoro non è d'arte.