...per il popolo degli esecutori
presenza-azione-partecipazione in un lavoro d'arte
 
Non esiste arte senza esecuzione, né l'arte è comprensibile se il fruitore non esegue.
Leggere ['raccogliere'] significa eseguire: l'esecuzione riguarda tutte le arti, non è solo opera di autori o di mediatori, ma anche dei lettori. C'è chi esegue uno spartito e chi, ascoltando, esegue la musica, altrimenti sente solo percezioni. Quindi: esecuzione è la lettura che l'interprete fa dell'opera.

Certosa di Pontignano (Siena) 10 dicembre 2001
Convegno sul Paesaggio.
Renato Ranaldi legge una bella riflessione/dichiarazione sulla visionarietà,
io distribuisco questa dichiarazione:
ESECUZIONE DI SCULTURE NELL'AMBIENTE

La comprensione del paesaggio passa attraverso l'esecuzione delle sue forme.
Architettura volante
Questo disegno non è il progetto della scultura oggi eseguita alla Certosa di Pontignano. È un disegno fatto dopo la produzione della scultura per dare un contributo alla sua lettura. [Architettura volante è una costruzione in mogano e betulla con gambe di alluminio e canne di vetro cobalto; la scatola in basso è la custodia dei vetri. È alta 4,50 metri.]
Da una parte mi attrae il destino dell'opera che una volta realizzata non appartiene più all'autore, continua la sua esistenza, subisce tutte le trasformazioni poco prevedibili e imprevedibili; dall'altra mi pare determinante il lavoro di collocazione e la nuova lettura che della stessa opera se ne dà.
La presenza del luogo, la previsione dell'opera nel luogo e nell'ambiente, mi sembra inalienabile; un tutt'uno è il lavoro di produzione e di collocazione.
Pensare una scultura per un luogo è il lavoro non un dettaglio, così per un'architettura o per una musica. Così il processo che accompagna l'opera non si esaurisce nella produzione, ma si estende fino all'esecuzione di una nuova lettura.
Architettura volante

Esecuzione è il lavoro dell'autore di fronte all'opera.
Esecuzione è rinnovare l'irripetibilità del fare.
Esecuzione è insieme cercare e trovare, tentare e riuscire, provare e realizzare. (Luigi Pareyson "Teoria della formatività").
Esecuzione è riconoscere il fallimento.
Esecuzione è collocazione: anche appendere un quadro alla parete, se ciò ha un senso, è eseguire l'opera.
Esecuzione è la lettura che l'interprete fa dell'opera.
Esecuzione è l'unico accesso possibile all'opera d'arte.
Esecuzione è la comunità dell'autore e dello spettatore, l'ascoltatore, il gustatore, l'olfattore.
Esecuzione è presenziare al luogo in cui vive l'opera.
Esecuzione è abbandonare l'opera al proprio destino.
Esecutore è chi sente il compito di migliorare il lavoro, di renderlo eccellente.
Esecutore è chi abbandona la propria esecuzione perché inadeguata o insufficiente.
Esecutore è il lettore implicito che mi accompagna.
L'esecuzione di cui parlo è cosa delicata: disperante è il deserto senza nessuna esecuzione, ma terribile è il pieno di esecuzioni arroganti e di maniera.
Esecuzione è spettacolo: la sua riuscita dipende dallo spettatore.
La differenza tra chi fa e chi guarda, non è il fare, perché anche l'osservatore esegue un processo complesso come quello dell'artista; la differenza interessante è tra chi esegue e si prende la responsabilità della propria esecuzione e chi nò.
L'autore è solo nel suo atto e produce una esecuzione unica, non può tornare indietro, non può ripetere; se riproduce cessa di essere autore. Il lettore può eseguire in silenzio, ripensare, ripetere, rinunciare, può disporre di più esecuzioni. In questo si distingue dall'autore e compie un atto che può essere anche più complesso o più meditato; il lettore - esecutore può anche narrare, urlare, mostrare, svelare il suo senso dell'opera, con ciò venendo a far parte del "popolo degli esecutori".
Chi fa arte deve prendersi la responsabilità dell'opera, anche se l'opera non è tutto, tanto meno è di chi l'ha fatta. Vista così l'arte contiene il fondamento dell'etica: ecco perché non è la concezione dell'opera che conta, ma l'esecuzione in quanto atto fondante senza il quale la 'parola' perde senso.
In una intervista del '57 Duchamp ha detto, con lucido equilibrio:
"L'atto creativo non è solo dell'artista. Lo spettatore fa in modo che l'opera entri in contatto con il mondo, decifrandola e interpretandola nei suoi intimi aspetti qualificanti e, così facendo, dà il proprio contributo all'atto creativo."
L'impegno primo è che il ricevente (il destinatario cui l'artista si rivolge o il lettore implicito dei rètori) tenti, in qualunque modo, di eseguire - mentalmente - l'opera, il manufatto, il processo, la presenza fisica e non resti dietro una cortina opaca e indifferente.

Il 'consumatore partecipe', che il Movimento Slow Food chiama il 'coproduttore' e che il poeta definisce con: "mangiare è un atto agricolo", nell'arte è l'esecuzione dell'opera da parte del lettore.