Stretto a sé un profumo di rose Àrola (Verbania) return

diario

 

Stretto a sé un profumo di rose nasce da un lungo lavoro preparatorio iniziato a fine maggio montato e smontato 6 volte. Àrola sull'Orta Viaggio, montaggio, video, furto e ritorno.

L'invito
Giovanni passa da Firenze mi accenna alla possibilità di fare un intervento in questo piccolo paese vicino al lago di Orta. Naturalmente gratis. Porta con sé anche un video, il formato naturalmente non è compatibile; andiamo dalla Lucia Pecchioli a vederlo, poi Lucia lo covertirà in VHS. Il primo posto ripreso mi sembra bellissimo, gli altri no. Accompagno Giovanni alla Stazione, non sono sicuro se accettare o no.

La conferma
Scrivo a Giovanni:
Intervento nel cortile loggiato di Àrola
Impruneta 22 aprile 1997
Caro Giovanni
Ho guardato più volte il video che mi hai dato. Ti confermo le mie prime impressioni; anche se sarà un grosso impegno penso di poter fare un bel lavoro. È da tempo che desidero legare il mio lavoro all'architettura: questa può essere una buona occasione. Il mio progetto potrebbe consistere in questo.
1. Al piano terra vorrei costruire, in corrispondenza degli archi del loggiato, una cortina di vetri pendenti o sostenuti da ferri e in terra delle figure prevalentemente di ferro.
2. Ai piani superiori, a sbalzo dalle aperture delle logge, ancora dei vetri sostenuti da ferri. La luce che scende dall'alto illumina i vetri che contrastano col fondo scuro delle logge. Come sai le mie opere hanno la caratteristica di essere trasparenti e quindi di difficile collocazione, soprattutto rispetto al fondo; credo però che con questa sistemazione si dovrebbe avere un buon risultato.
Le figure potrebbero anche entrare ed uscire, insomma collegare delle logge, anche di lati o piani diversi del cortile. Bisogna che studi la possibilità.
Come abbiamo già convenuto è meglio che sia un solo artista a gestire lo spazio. L'impegno per me sarà notevole e quindi confido di poter documentare con cura il lavoro. Ho fatto una rozza ricostruzione di quello che ho visto dal tuo documento, mi farebbe comodo avere qualche misura, anche approssimata, sia in pianta che in altezza. Mi potresti rimandare il fax del disegno corretto con qualche misura?
È importante prevedere una condizione di sicurezza per i visitatori. Tanti vetri in aria, sospesi, anche ad altezze notevoli, in caso di vento forte o, peggio, di grandine potrebbero rompersi e precipitare. Per questo bisogna evitare che i visitatori escano nel cortile e che rimangano sotto la loggia. Questo si concilia bene con l'idea di creare una cortina di opere sotto gli archi. Le opere ai piani superiori restano visibili da sotto le logge.
Nel frattempo mi è arrivata la lettera della Comunità Montana e quindi rimando la scheda di adesione.
Aspetto notizie. Un abbraccio a Te e a Michela.
Dario

La preparazione
Comincio a pensare come intervenire. Preparo delle mensole in Ø 16-18 mm che si possano incastrare sui parapetti delle logge per poter sorreggere dei bilici coi vetri, ma i parapetti sono una trentina, sul lato nord non è chiaro dal video che situazione c'è e allora preoccupato abbandono l'idea, un po' di panico come sempre quando un progetto appare irrealizzabile.
Covo ancora un paio di settimane e quindi decido di fare una cascata unica dall'alto che attraversa la corte per largo. Preparo 3 paranchi per tre calate indipendenti, ma quando tento di collegarle, siccome la salita è indipendente per ciascuna calata tutto diventa precario e abbandono anche questa soluzione, ma il tipo di segno ormai è chiaro.
Appendo un traverso di Ø 18 al cornicione del tetto, lo collego a due carrucole in modo da far salire tutte e 3 le calate insieme. Finalmente il lavoro procede e si comincia ad intravedere il disegno. È la prima volta che ho la sensazione di dipingere poggiando i vetri colorati sui bilichi. Preparo anche dei cobalti di 4 come una scrittura in terra sul marciapidino di casa, immaginando di riempire il cortile di Àrola. Arrivo a una buona altezza, ma le cime sono messe male, creano una torsione alla carrucola per cui non scorrono bene. Disfo il tutto, risistemo le cime e ricomincio. Questa volta il lavoro scorre, preparo nuovi ferri e nuovi vetri: viene su un bel pezzo. Mi accorgo che è più chiaro il disegno visto in direzione delle calate piuttosto che di fianco, quindi ridisfo tutto, modifico il traverso e prevedo di cambiare direzione cioè di attraversare la corte per lungo in modo che il lavoro si possa vedere appena ci si affaccia alla corte.

I curiosi
Lucia spande notizie su questa mia preparazione, arriva un sacco di gente a visitare il retrocasa: effettivamente verso sera con l'ombra del leccio che si confonde col disegno è una visione interessante. Renato mi porta Chiara D'Afflitto e Laura Vecere (la sera a buio). Una sera viene anche Eugenio Miccini che dice: "..sono curioso degli esiti ...".

Il viaggio
18-20 luglio con Lucia e Giuseppe. Partenza il 18 luglio, pomeriggio, carico della Uno due scatole di cartone dietro, una sul tetto con tutti i ferri. Un enorme mannocchio di ferri dal 18 mm per il paranco ai sottilissimi 3 dei bilici. Tempo nuvoloso temporalesco. A Pistoia scende un bel diluvio e devo portare nell'abitacolo la terza scatola che altrimenti si disferebbe; la sistemiamo fra me e Giuseppe che guida per tutto il viaggio.
Arrivo la sera a mezzanotte Giovanni ci aspetta, ci accogle, ci sistema, e andiamo a dormire.

La costruzione
Il 19 alle 9 ci troviamo in Omegna davanti alla Comunità Montana, Giovanni sbriga un po' di burocrazia che sembra un'espiazione dovuta, e partiamo lungo il lago per i monti.
Il posto è come lo avevo immaginato. Ma l'accesso alle parti alte è impedito da chiavi misteriose che non si trovano o da scale marce. Tutta la mattina passa per ancorare il traverso: scale in bilico, macerie, balconi marci, Giuseppe mi aiuta e non può fare il video, io cerco di non bestemmiare dato che sono ospite e per di più di polazioni bianche.
Finalmente ancorati andiamo a pranzo, teso ed eccitato mi verso il caffe sulla canottiera (credo la prima volta che mi succede). Con questa bella macchia sulla buzza inizia la costruzione, Lucia e Giuseppe aiutano. Finalmente Giuseppe può fare le sue riprese del lavoro. Fino alle 5 del pomeriggio il lavoro procede bene, poi la stanchezza si fa sentire Cena sul Mottarone con Giovanni e Michela.

Il giorno dopo.
La mattina giornata bellissima, in alto brillano i vetri, tutta un'altra atmosfera dalla sera prima. Concludo il lavoro, alle 10 abbiamo quasi finito, un uomo del Comune viene a spazzare e fa un polverone apocalittico. Foto video e finalmente rilassati andiamo a vedere il resto del paese con installazioni relative.
Inaugurazione, discorsi, un sacco di amici da Milano.

Grazie
Giovanni attacca un cartoncino con la mia lettera, il mio schema e le sue note, poi a penna scrive in calce:
Caro Dario, grazie di cuore per la magnifica opera che hai portato ad Àrola, una vertigine di lampi colorati e tintinnii, come un grande alchimista sei riuscito ad unire due materiali "impossibili"!. La grande "vela" cattura la luce e la spinge verso il basso illuminando gli antri oscuri di questa antica dimora. Mi auguro che la tua installazione serva da stimolo per avviare un indispensabile recupero architettonico.
Giovanni Crippa, 19 luglio 1997
Leggo velocemente per cercare di non commuovermi, poi incontro Lucia che, commossa anche lei, mi chiede se ho letto: rispondo di sì con gli occhi umidi non tanto per i complimenti che non possono commuovere, ma per la determinata gentilezza di Giovanni e per quella speranza di affettuoso recupero di questo luogo.
La sera si va tutti a cena alla cooperativa di Boleto.
La mattina dopo si riparte senza ferri né vetri. Si passa da Milano a vedere una mostra di Louise Bourgeois.

Un mese dopo
18-21 agosto
Partiamo io Lucia e Renato che affettuoso e curioso di essere presente ci accompagna.
Sosta per un picnic a non ricordo dove, dopo la Liguria in Piemonte.
Arrivati ad Àrola, si constata un tristissimo resto del mio lavoro: hanno portato via tutti i vetri bassi e quelli accessibili dalle logge, in terra pochi e tutti tritati. Poco dopo arrivano i Greppi e i Di Pietro; si cena a Boleto, diluvia, e poi a casa di Giovanni.
Il 19 frana la strada per Àrola, in attesa del Perito per constatare il danno. Pranzo a Boleto, cena sul Mottarone.
Il 20 mattina a Orta, pomeriggio delirante col Perito. "...ma questi vetri li fa lei? ... allora li può rifare, non hanno valore!" Intanto il figlio del perito (circa 10 anni) si mette in tasca quelli che trova.
Fine pomeriggio si smonta, cena .
21 partenza. Rientro con Lucia e Renato e una quantità assurda di ferri sul tetto della Uno: la Polizia ci segue per tanti chilometri, cerca di capire, infine ci ferma e chiede spiegazioni; cerco di rassicurarli e ripartiamo.

Constatazione
Il 1° dicembre Giovanni mi telefona per dire che Unipol avrebbe intenzione di liquidare con 3-4 meno 1. Parlo con Generali, telefono all'architetto e chiedo copia della polizza, fax vari. Arriverà un rimborso di 2 milioni.


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